10
6
era arrivato all’alpinismo per vie traverse. Figlio di un appassionato cacciatore di camosci, aveva imparato a conoscere le insidie delle Dolomiti di Sesto fin da bambino. Per questo il suo datore di lavoro e amico di caccia, un albergatore di Carbonin, soleva porlo al servizio dei suoi ospiti come esperta guida alpina. Era l’epoca dell’arrivo “in massa” di alpinisti nelle Dolomiti – che naturalmente aspiravano a coprirsi di gloria conquistando cime ancora vergini. Ma Michl aveva l’abitudine di battere tutti sul tempo. Assieme al fratello Hans – uomo piccolo di statura, ma con una grande passione per la caccia di camosci -, il maestro della scalata si aggiudicò tutta una serie di grandiose prime ascensioni. Arrivò in vetta alla Croda dei Toni, fino ad allora inespugnabile e inespugnata, e alle altre montagne della meridiana di Sesto: la Croda Rossa (Cima Dieci), la Cima Undici e la Cima Una. Non solo: il “re delle Dolomiti” completò la famosa triade con la conquista della Cima Ovest e della Cima Piccola di Lavaredo. Quest’ultima non potrebbe avere un nome più ingannevole, se non dal punto di vista dell’altitudine, certamente da quello della difficoltà. Sul piano tecnico è di gran lunga la montagna più difficile delle Dolomiti di Sesto. “Impossibile trovare una montagna più selvaggia di lei. La Cima Piccola è un demonio!”, arrivò ad affermare colui che per primo la dominò. Chi avrebbe mai immaginato che a essergli fatale sarebbe stato il Monte Cristallo, da lui scalato sì e no 300 volte?